8 marzo: grazie a tutte le donne

Nel celebrare la Giornata Internazionale dei diritti della donna, desideriamo per prima cosa ringraziarle.

Grazie perché il personale impiegato nel settore sanitario e sociale, uno dei più esposti al virus, è per due terzi composto da donne.

Grazie perché sono a maggioranza femminile anche tanti dei servizi essenziali rimasti aperti durante la pandemia: dalla vendita all’assistenza all’infanzia, dalle persone addette alle casse a quelle impiegate nei lavori domestici e assistenziali.

Grazie a tutte le imprenditrici che hanno continuato a lavorare, sostenendo economia e occupazione, a quelle che hanno dovuto diversificare e/o adattare la loro attività a contingenze che mutano da una settimana all’altra, a quelle che hanno e stanno ancora tenendo duro, facendo sacrifici per salvaguardare le loro aziende e i loro dipendenti.

Grazie a tutte quelle donne che si sono dunque trovate strette in una tenaglia: nei settori essenziali hanno subito più degli uomini le conseguenze del contagio; nei settori congelati dalla quarantena sono state e sono più esposte al rischio di penalizzazioni, tanto le imprenditrici, quanto le loro dipendenti.

E grazie anche a tutte coloro che hanno pagato il prezzo più alto nella sfera delle relazioni personali. Perchè la convivenza forzata ha aumentato i casi di violenza domestica. Perchè la chiusura delle scuole e la clausura dei nonni hanno accresciuto gli oneri di cura e istruzione dei figli, persistentemente e prevalentemente gravanti su spalle femminili. Perchè la rifocalizzazione della sanità verso le terapie Covid ha indirettamente reso più difficile e meno sicuro l’accesso ai servizi per esigenze biologicamente legate alle donne, come le patologie riproduttive o il parto.

Eppure la ripresa passa soprattutto dalle donne. Dalle nostre imprenditrici, sicuramente: le imprese femminili sono infatti più attente alla sostenibilità ambientale, più socialmente responsabili e hanno grandi margini di crescita, ma occorre investirvi.

Il Recovery plan è una occasione da non perdere per cominciare ad aggredire le profonde diseguaglianze di genere che attraversano il nostro Paese, a partire dal mercato del lavoro, dal potenziamento dei servizi pubblici di cura come gli asili nido e dall’eliminazione delle disparità di trattamento esistenti ancora fra dipendenti ed autonome.

È giunto il momento di cambiare passo, ma anche prospettiva e delineare nuove architetture. CNA lavora e lavorerà anche per questo.