Passaggio in Ztl, per gli NCC una mole di adempimenti senza senso che variano di comune in comune

L’invio di libretto di circolazione, autorizzazione per svolgere l’attività, documento di identità e, all’occorrenza, relativo pedaggio per ogni comune che ha attivato una o più Ztl. A discrezione del Comune, non solo una volta per tutte, o una volta all’anno, ma in ogni occasione di attraversamento di una una Zona a traffico limitato.

Sono alcuni degli adempimenti richiesti agli NCC, gli operatori del noleggio con conducente, dalla legge 29/1 quater per il passaggio attraverso ZTL e corsie preferenziali che impone loro di conoscere le modalità di applicazione di tale normativa per tutti i comuni della Città metropolitana, della regione Toscana e del paese intero e di adempiervi con tempistiche che non collimano con quelle dell’effettuazione dei servizi, spesso prenotati solo con qualche ora di anticipo.

“Una legge in vigore da qualche anno, che sta oggi creando un surplus di adempimenti burocratici perché adottata non solo dalle grandi città, ma anche da piccoli comuni e frazioni. Per dirne una, Campi che di Ztl ne ha due, una per il Comune e una per Capalle – spiega Marco Carraresi, presidente degli NCC di CNA Firenze – Una legge cavillosa, obsoleta, di difficile interpretazione che contempla un sistema sanzionatorio impietoso e obbliga la categoria all’assunzione di personale appositamente dedicato per l’eccessivo carico di adempimenti amministrativi da espletare. Costi inopportuni in un periodo in cui registriamo chiusure di attività NCC che, stremate dal lungo periodo di fermo causato dalla pandemia da Covid, avendo usato tutti i risparmi accantonati, dovendo risanare debiti pregressi, onorare leasing e pagare spese di gestione sempre più alte a causa del caro carburanti, aumenti di vetture e pezzi di ricambio (tra l’altro spesso non reperibili o con lunghe liste di attesa), non hanno più quella solidità necessaria per rimanere a galla”.

Oltre alle multe che fioccano sulla categoria, sono molti (e costosi) anche i contenziosi aperti con le amministrazioni locali.

 “Quel che serve – prosegue Corrado Mirannalti, presidente degli NCC di CNA Toscana– è la modernizzazione e snellimento della legge sul Trasporto Pubblico non di linea capace di rispondere alle esigenze attuali e chiediamo a Regione Toscana e Città Metropolitana di Firenze non solo di farsene portavoce presso il Governo centrale, ma anche di dare il buon esempio anticipando localmente la riforma”.

Certo, per la creazione di una targa personalizzata riservata agli Ncc che eliminerebbe alla radice il problema occorre una normativa nazionale, ma per la creazione di un regolamento unico di tutti i Comuni dell’area che uniformi e semplifichi l’invio documentale richiesto per il passaggio in Ztl potrebbe intervenire direttamente la Città Metropolitana di Firenze e, sul territorio dell’intera toscana, la stessa Regione, unitamente ad accordi con la polizie locali per velocizzare e semplificare le attività di controllo sui vari illeciti ed abusi.

“Ci rivolgiamo pertanto al Sindaco metropolitano, Dario Nardella e all’assessore regionale ai trasporti, Stefano Baccelli, cui richiediamo urgentemente un incontro. Mantenere un dialogo costante con le amministrazioni locali è strategico per sostenere un settore sempre più necessario ad un territorio, come il nostro, a forte vocazione turistica. Le soluzioni al problema esistono, basta concordarle con le associazioni di categoria competenti che conoscono e rappresentano il comparto” concludono Carraresi e Mirannalti.

La burocrazia, precisa CNA, non è solo un freno per sviluppo e occupazione, ma anche un costo per le imprese: indiretto, come tempo sottratto al lavoro (per Firenze 3 giorni al mese per il 41,3% delle imprese e fino a 5 per il 32,2% in base all’Osservatorio CNA) e diretto, visto che per il disbrigo delle pratiche burocratiche tante aziende sono costrette a ricorre a personale qualificato esterno. Paradossalmente, spesso, anche un costo per lo Stato: si pensi alla miriade di piccoli adempimenti, sostanzialmente inutili, che sembrano creati al solo scopo di fornire una ragione di esistere (e essere remunerata) alla PA. Micro-autorizzazioni che richiedono alla singola impresa esborsi piccoli, inferiori al costo sostenuto dallo Stato per erogare il servizio: un deficit che alla fine viene coperto con le tasse di cittadini e imprese.