Del Gudice vince “Forme e colori nella terra di Tuscia”

È stato Giacomo Del Giudice della Fonderia Artistica Del Giudice Leonardo di Greve in Chianti ad aggiudicarsi il primo posto alla 16° edizione di “Forme e colori nella terra di Tuscia”, la mostra concorso di artigianato artistico organizzata a Viterbo, al Museo della ceramica della Tuscia, da Cna Viterbo e Civitavecchia, in collaborazione con la fondazione Carivit, con il contributo delle Camere di Commercio di Rieti-Viterbo e di Roma e il patrocinio di Regione Lazio, Comune e Provincia di Viterbo.

37 le imprese artigiane selezionate da tutta Italia che hanno declinato nei loro lavori il tema della rassegna “Secondo me. Ri-creazioni circolari”.

Impresa non facile visto che si trattava di dare una seconda vita ai materiali di scarto trasformandoli in opere d’arte, ma perfettamente “nelle corde” di Del Giudice che da tanti anni realizza opere di gran pregio sia artistico che artigianale proprio riutilizzando i materiali di scarto di quello che è il processo produttivo di fonderia artistica a cera persa” commenta Veronica Cei, presidente di CNA Chianti.

L’inedito con cui Del Giudice ha vinto il primo premio è “Cacciatori di Nuvole”: “un’opera che parla di me, del mio sognare quotidiano, della mia ammirazione per ogni forma di natura associandola alla poetica dell’immaginario. Il tutto con quello che è divenuto il mio linguaggio artistico da anni, il riciclo, il riuso, il rigenerare quelli che nella nostra attività sono materiali di scarto – spiega Giacomo Del Giudice – Per le mie opere utilizzo una tecnica personale che vede l’utilizzo di materiali che solitamente il nostro lavoro considera scarti: bavettine di fusione, residui di metallo del romaiuolo di colata, colate di preparazione asportate nella rifinitura dei pezzi metallici, chiodi distanziatori estratti dalle fusioni. Materiali che raccolgo e riassemblo tramite svariate tecniche di saldatura che ho appreso negli anni, per creare il mio mondo poetico, ispirato solitamente alla passione che ho per la natura”.

“Da anni nel nostro piccolo laboratorio cerchiamo di stare attenti al riciclo dei materiali di scarto della lavorazione, tanto che anni fa abbiamo progettato un forno per il riciclaggio della cera che viene sciolta nella fase di cottura, riuscendo a produrne un riciclo quasi dell’80% – spiega Sarah Del Giudice, sorella e socia di Giacomo –  Pur rimanendo anacronistici nel processo fusorio, lavorando prettamente manualmente e con metodo classico antico, cerchiamo da sempre di portare avanti anche quella che era la filosofia dei vecchi artigiani di bottega che non buttavano via niente, sia per spirito di risparmio, sia per grande creatività nel reinventare. Usiamo terre refrattarie, miscele simili a quelle usate dagli etruschi, che sono riciclabili, e inerti non pericolosi anche durante lo smaltimento. Per non parlare delle scorie e degli scarti metallici che comunque facciamo rigenerare da apposite aziende, o addirittura, appunto come nel caso di Giacomo, creano vere e proprie opere d’Arte”.  

A decretare la vittoria di del Giudice la giuria composta da Elisabetta De Minicis (archeologa, componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Carivit), Elena Balsamini (presidente nazionale di CNA Artistico e Tradizionale), Maria Pilar Lebole (responsabile del progetto Osservatorio dei Mestieri d’Arte presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze), Riccardo Monachesi (architetto e ceramista) e Enrico Maria Mosconi (docente di Innovazione Tecnologica per l’Economia Circolare, coordinatore del corso di laurea magistrale in Economia Circolare presso l’Università degli Studi della Tuscia).