Taric, buono il merito, male il metodo

“La tariffa corrispettiva? L’abbiamo chiesta da tempo e, sulla carta, è il metodo migliore per determinare l’importo corretto del servizio di smaltimento rifiuti visto che è tarata sull’effettiva quantità di rifiuti prodotti. La sua applicazione, però, almeno in questa prima fase, sta portando a enormi incongruenze che le imprese stanno pagando a caro prezzo tanto che, in tantissimi casi, il costo dell’ex Tari finisce addirittura per apparire più equo. Occorre immediatamente apportare aggiustamenti”.

Così Massimo Capecchi, presidente CNA Mugello, sulle conseguenze dell’applicazione della Taric.

Qualche esempio. Un’impresa di serramenti di 192 mq ha pagato a Scarperia e San Piero, per i primi sei mesi di Taric del 2023, 3.101,97 euro rispetto a 589,44 sborsati per un intero anno (il 2022) di Tari. Un elettricista di 72 mq, a Borgo San Lorenzo, ha speso in Taric (sempre per i primi 6 mesi 2023) 1.145,86 euro rispetto ai 394,56 dell’intero 2022 di Tari. A un’officina meccanica di Borgo SL (1400 mq) sono stati imputati per i primi sei mesi di quest’anno 13.864,17 euro di Taric a fronte di 6.804,00 euro annuali di Tari. Si tratta di aumenti rispettivamente del 954%, del 481% e del 307%.

Una situazione che si ripete anche nell’Empolese Valdelsa.

Una falegnameria artigianale di 800 mq ha pagato a Montelupo Fiorentino, per i primi sei mesi di Taric del 2023, 3.830,45 euro rispetto a 4.176,00 sborsati per un intero anno (il 2022) di Tari. Un’attività che consegna posta, di 353 mq, a Empoli, ha speso in Taric (sempre per i primi 6 mesi 2023) 3.311,37 euro rispetto ai 2.065,05 dell’intero 2022 di Tari. A un’officina meccanica di Castelfiorentino (684 mq) sono stati imputati per i primi sei mesi di quest’anno 5.379,60 euro di Taric a fronte di 4.042,44 euro annuali di Tari. Si tratta di aumenti rispettivamente dell’83%, del 220% e del 166%.

Distorsioni rese ancor più inaccettabili dalla grande quantità di rifiuti speciali che le imprese smaltiscono autonomamente a proprie spese.

Cosa è dunque successo?

“Alla base, un pesante difetto di comunicazione: le imprese non sono state informate, o lo sono state molto sommariamente, sulle modalità che stanno alla base dei nuovi calcoli. Il passaggio non è stato adeguatamente pubblicizzato. Inoltre, stiamo rilevando come, in casi numericamente non trascurabili, il sistema di rilevazione elettronico non funzioni e che quando vengono vuotati molti contenitori in contemporanea non vengono usati i lettori” spiega Fabio Bianchi, presidente di CNA Empolese Valdelsa.

Nello specifico, CNA accusa il silenzio o, al meglio, le spiegazioni fumose date circa le dimensioni dei bidoncini di raccolta che non hanno evidenziato come sia la capienza del contenitore a determinare la tariffa, invece che l’effettiva quantità di rifiuti stoccati al suo interno. Purtroppo, molte imprese, per pura praticità, hanno richiesto contenitori molto grandi e oggi ne stanno pagando lo scotto.

Ancora silenzio, o quasi, sul fatto che, indipendentemente da quanto si possa essere virtuosi nella differenziata, vengono addebitati di default due svuotamenti al mese di indifferenziata (anche se sono di meno o pari a zero), con relativo esborso, magari reso ancora più salato dall’erronea scelta della dimensione del bidoncino.

O ancora, se non si espone mai l’umido (e in un’impresa non è un caso così raro) si viene penalizzati, con relativo maggiore pagamento, perché considerati soggetto non virtuoso, che differenzia poco.

“Convinti che i meccanismi di concertazione e condivisione siano quelli necessari al governo del territorio abbiamo convocato il presidente di Alia e i sindaci dei territori coinvolti (Borgo San Lorenzo, Capraia e Limite, Castelfiorentino, Certaldo, Empoli, Fiesole, Fucecchio, Gambassi Terme, Lastra a Signa, Montelupo Fiorentino e Scarperia e San Piero) al fine di individuare soluzioni che conducano ad un sistema di tariffazione equa” concludono Capecchi e Bianchi.

Nel frattempo, CNA fornisce a imprese e cittadini una serie di consigli per evitare bollette salate:

  1. verificare le dimensioni/volumi dei contenitori in dotazione, in particolare quello del RUI (rifiuto indifferenziato) di colore grigio;
  2. valutare se le dimensioni siano corrispondenti alle proprie esigenze, ricordando che nei contenitori di ALIA devono essere conferiti solo i rifiuti urbani;
  3. nel caso si valutasse che il contenitore del rifiuto indifferenziato (grigio) sia sovradimensionato, attivarsi quanto prima con ALIA per chiedere la sostituzione del contenitore ritenuto troppo grande, con uno di dimensioni ridotte. Viceversa per i contenitori dei rifiuti differenziati;
  4. per chi sprovvisto, chiedere la fornitura del contenitore per la raccolta dei rifiuti organici (marrone). Abbiamo verificato che lo svuotamento anche di questa frazione di rifiuto, incide favorevolmente nel raggiungimento di un buon livello di raccolta differenziata, permettendo quindi l’accesso alla premialità in fattura.
  5. esporre il contenitore del rifiuto indifferenziato (grigio) solo quando è pieno e comunque non più di 2 volte al mese.