Scontento sui divieti di circolazione ai mezzi pesanti

Le strade, intese come via di comunicazione per spostamento merci e mobilità in genere, sono state da sempre considerate elemento fondante di una civiltà moderna e soprattutto fiorente. Le infrastrutture costituiscono l’ossatura, lo “scheletro” su cui si articola e prende forma lo sviluppo economico locale di un territorio, il cui potenziamento e mantenimento accresce il grado di competitività del sistema economico.

La presenza di infrastrutture competitive rappresenta infatti un aspetto basilare del rafforzamento e dello sviluppo del tessuto imprenditoriale, in quanto agevolano l’attività delle aziende presenti a livello locale e allo stesso tempo stimolano l’insediamento di nuove attività produttive.

Ultimamente è prassi sempre più comune delle amministrazioni, soprattutto comunali, limitare la circolazione ai camion solo perché danno “fastidio”. Oppure questi mezzi sono costretti ad usare viabilità alternative in quanto le vie principali versano in condizioni vergognose oppure addirittura chiuse alla circolazione. Un caso recente è quello di Lastra a Signa dove, a seguito della chiusura del tratto della Fi-Pi-Li che collega suddetto Comune e Ginestra, l’amministrazione comunale ha colto la palla al balzo per predisporre un’ordinanza che vieterà il passaggio dei mezzi pesanti nel comune (lasciando la possibilità di accesso solo per operazioni di carico e scarico presso aziende locali).

In concomitanza alle ordinanze su alcuni territori comunali, viene inserito l’odioso cartello di eccezione al transito solo per carico e scarico. In sostanza, tutti hanno bisogno dei mezzi pesanti ma solo quando devono consegnare merce alle tantissime attività che sorgono su territori vastissimi e purché non transitino per raggiungere il paese limitrofo.

La nostra società produttiva è caratterizzata da numerosi insediamenti sparsi su un territorio molto ampio, spesso all’interno dei centri abitati. Anche per i mezzi pesanti l’attraversamento suddetti centri rappresenta fonte di stress e perdita di tempo e sarebbe ottimale spostarsi solo all’interno di aree industriali dove vengono raggruppati tutti gli insediamenti, magari fornite di tutti i servizi che la categoria necessita. La coerenza imporrebbe di affiancare al divieto di transito in toto a tutti i mezzi pesanti un trasferimento degli insediamenti dal centro abitato al di fuori dei confini. Ma è davvero possibile?

 “Spesso siamo visti da una parte della collettività come coloro che invadono le strade, causano traffico ed inquinamento e dagli amministratori come coloro che distruggono le loro strade ed il loro ponti. La verità è che soddisfiamo un’esigenza vitale collettiva e lo facciamo professionalmente. Magari gli stessi sindaci che firmano le ordinanze per limitare il nostro transito sono i primi che si infuriano se un piccolo pacchetto arriva con mezza giornata di ritardo…” - dichiara Michele Santoni, Presidente Regionale CNA Fita Toscana. 

Fin quando non si capirà che il trasporto merci non è un problema ma un anello vitale socio economico, non si arriverà mai a provvedimenti utili e ad uno sviluppo collettivo che tanto ci vorrebbe ma, piuttosto, solo a delle azioni inconcludenti che spostano il “problema” da altre parti. E sinceramente la categoria, fatta non da “eroi” ma da professionisti, inizia ad essere stufa di questi comportamenti. Le aziende di autotrasporto, che le associazioni scriventi rappresentano, non possono più subire aumenti di costi per delle deviazioni incredibili al fine di consegnare e ritirare merci che sono necessari per l’intera società.