+ 8,7% per le imprese guidate da immigrati

Sono quasi 19mila (18.839 per l’esattezza) le imprese fiorentine gestite da persone nate all’estero, il 30,8% di tutte quelle presenti in Toscana (che è la terza regione d’Italia per imprenditorialità straniera, dopo Lombardia e Lazio).

A rilevarlo il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in collaborazione con CNA che fa il punto sul comparto a fine 2022.

L’imprenditorialità immigrata si conferma non solo come un pilastro dell’economia, ma anche come un esempio di dinamismo e resilienza, contribuendo in modo sostanziale al progresso sociale ed economico. A confermarlo, la sua ininterrotta espansione anche in periodi di crisi e in controtendenza con l’andamento delle imprese autoctone, tendenti al ristagno se non alla contrazione. Nel periodo 2017-2022, mentre le imprese gestite da italiani hanno conosciuto nella Metrocittà di Firenze una flessione dello 0,6%, quelle condotte da migranti hanno registrato un aumento dell’8,7%.

La presenza maschile la fa da padrone, con la partecipazione femminile limitata al 27% del totale delle imprese immigrate, quota comunque superiore a quella globale delle imprese femminili che, nella Metrocittà, nello stesso periodo, rappresentava il 22,6% del panorama imprenditoriale fiorentino.

Da un punto di vista di composizione geografica si registra una netta predominanza di imprenditori immigrati non comunitari, anche più accentuata rispetto al resto d’Italia, rappresentando a livello fiorentino l’81,2% del totale delle imprese immigrate, superando di 0,6 punti percentuali la media toscana e di 2.1 quella italiana.

Per quanto riguarda i paesi di nascita dei titolari di imprese individuali, i principali paesi di origine sono, nell’ordine, Cina (vi è nato il 28,5% degli imprenditori), Albania (12,9%), Romania (12,9%), Marocco (10%), Bangladesh (3%) e Tunisia (2,7%).

La produzione convoglia quasi la metà di tutte le attività imprenditoriali gestite da persone nate all’estero (46,7%), seguito a brevissima distanza dal terziario (46%). L’agricoltura, infine, convoglia il 2,6% di tali aziende.

I comparti di maggiore investimento sono le costruzioni (26,1%), il commercio (23,1%), la manifattura (20,6%), alberghi e ristoranti (7,5%) e i servizi alle imprese (4,4%).

Il rapporto evidenzia chiaramente la convenienza nel promuovere e rendere quanto più solido il sistema delle imprese immigrate sul territorio, nella misura in cui costituiscono una potenziale e ‘fisiologica’ rete-ponte tra l’economia e il mercato italiani e i Paesi e le aree di origine degli imprenditori immigrati. Eppure l’assenza di misure di sostegno mirate e la conseguente permanenza di ostacoli di natura giuridica, culturale e linguistica frenano il pieno sviluppo dell’imprenditorialità di origine straniera.

“La presenza imprenditoriale degli immigrati costituisce un pilastro essenziale per favorire lo sviluppo sostenibile e inclusivo delle comunità locali. Le diverse prospettive e competenze che gli imprenditori immigrati portano con sé fungono da motore per l’innovazione e lo sviluppo economico. È cruciale semplificare il quadro normativo esistente per agevolare l’accesso dei lavoratori immigrati ai visti in Italia e in Europa, eliminando gli ostacoli burocratici e semplificando le procedure – commenta Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana – Inoltre, si sottolinea la necessità di istituire un ente, sia pubblico che privato, dedicato specificamente a supportare gli investimenti imprenditoriali da parte degli immigrati che agevoli l’ingresso e l’espansione delle imprese immigrate nel mercato. CNA continuerà a lavorare affinché sia garantito loro un ambiente favorevole, consentendo loro di sbloccare appieno il loro potenziale imprenditoriale e contribuire in modo tangibile al progresso sociale ed economico”.

Infine, Cioni torna a sottolineare l’importanza di un progetto che, in prima battuta, fornisce una soluzione al problema del difficile reperimento di manodopera da parte delle pmi, e in seconda può aprire la strada alla creazione di nuove aziende nel nostro paese: “quello dell’apertura di scuole di formazione nei Paesi ad alto tasso d’immigrazione. Con le altre associazioni europee delle piccole imprese abbiamo infatti firmato il Patto di Taormina grazie al quale stiamo lavorando alla creazione di scuole di formazione nei Paesi del Nord Africa dai quali far venire in Italia giovani già preparati”.